Libertà di creare
La libertà di creare è messa in serio pericolo dalla libertà di scaricare che, molti cantori delle libertà, male interpretano come una delle necessarie conseguenze del web.
Io penso che, senza autori, lavoratori, produttori, organizzatori, distributori non esista libertà di creare contenuti audiovisivi.
E senza contenuti il nostro sarebbe un mondo più triste, povero, incapace di esprimersi.
La domanda dunque è: come garantire libertà della rete e capacità dell’industria dei contenuti (dei media) di continuare a produrre senza subire danni economici che ne depauperino la base produttiva, togliendole ossigeno?
E soprattutto con la pirateria chi ci guadagna veramente? Il ragazzino o il pensionato che risparmia i 20 euro di un disco, i 15 di un libro, i 7 di una sera a cinema. Privandosi peraltro del “bene esperienza” costituito dal consumo culturale e sociale?
Io penso che – a parte le mafie – chi davvero guadagna dall’uso della rete sregolato e pirata sono i service provider, le società di telecomunicazioni (TLC) che generano traffico venduto a tariffa e sono i cosiddetti “over the top” (OTT), i mega portali aggregatori che veicolano traffico e vendono pubblicità su ogni contenuto scaricato. Vi siete, per esempio, resi conto che su ogni videoclip musicale che vedete su You Tube (società del gruppo Google) dovete da un po’ di tempo subire la visione di qualche secondo pubblicitario? Bene, gli “over the top” guadagnano per ogni istante di visione che noi consideriamo gratuita, ma che, al pari delle Tv commerciali, hanno un costo per click che genera enormi ricavi che non vengono socializzati dagli OTT o dalle TLC con le imprese che investono in e producono contenuti. Raccolgono pubblicità grazie a contenuti non loro, ma non ne girano nemmeno una goccia a chi questi contenuti produce. Folle no?!
Dunque, tornando a noi, chi ci guadagna davvero sono loro: OTT, SP e TLC. Per questo penso che la strada intrapresa dall’industria e dalla politica americana sia quella giusta. La legge francese (Hadopi) è profondamente ingiusta perché colpisce i ragazzini o comunque gli utilizzatori finali (avrebbe detto l’avvocato Nicolò Ghedini…) e non i grandi aggregatori e i padroni delle reti. Il service provider che consente ad un suo cliente di scaricare contenuti protetti subisca una multa. E poi vediamo se questa storia della pirateria continua oppure, finalmente, si fermerà la dissipazione di risorse e si abbasseranno i prezzi finali.
Fonti:
Ps: discorso a parte meritano le Creative Commons. Ma ci torneremo.